STUPIDA RAZZA

sabato 20 novembre 2021

Ritorna l’incubo dad e rifilano la colpa ai bimbi non vaccinati

 

Chi lo avrebbe mai detto: è tornata la didattica a distanza. E, a quanto pare, si è ripresentata in forze, tanto che persino Re - pubblica ha lanciato l’allarme in prima pagina. Stando ai dati provenienti dalle Asl locali, la situazione  sarebbe la seguente: «Più che raddoppiate (da 40 a 95) le classi in quarantena nelle Marche; 25 casi e 64 alunni isolati in una primaria a Mira, in provincia di Venezia; da 13 a 26 classi in quarantena su 108 all’Ic Albignasego in provincia di Padova; aumento a Bologna dal 15 ottobre a oggi del 160% dei casi tra i bambini. E ancora, le classi in quarantena in Piemonte passano da 200 della scorsa settimana a 23 4 » . Che i contagi fossero destinati a crescere era scritto: siamo in novembre, e da che mondo è mondo i ragazzi in questo periodo si prendono malanni. Il problema è che, a parte vane promesse e tirate retoriche sui vaccini, nulla è stato fatto per attrezzare le scuole. Come spiega Re p ub - b l ic a , non si sa nemmeno quale sia il numero di classi in dad a livello nazionale, perché nessuno si preoccupa di trovarlo e di renderlo pubblico. Non risulta che qualcuno abbia provveduto a migliorare trasporti e aule. Ma, soprattutto, non c’è traccia dei tamponi salivari, i quali sarebbero l’unico strumento davvero utile a evitare il caos. Da mesi se ne parla, ma non si conclude nulla, anche se basterebbe poco a renderli operativi. Ebbene, questi sono i risultati: troppi studenti sono di nuovo costretti a far lezione dal sal otto. L’unica misura messa in campo nel tentativo di limitare i danni è stato il nuovo protocollo ideato dal ministero de ll’Istruzione e da quello della Salute. Le norme disegnano tre possibili scenari. Se in classe c’è un solo positivo, questo viene isolato, mentre gli altri studenti possono rientrare dopo essersi sottoposti a tampone. Se i positivi sono due, vanno in quarantena solo gli studenti non vaccinati (discriminazione terrificante e inutile). Se, infine, i positivi sono tre, tutta la classe resta a casa. Ed è qui che stanno sorgendo le difficoltà. Gli studenti, infatti, devono sottoporsi a due tamponi: uno serve a consentire il ritorno in classe; l’altro viene effettuato dopo 5 giorni per controllare la situazione. Solo che le Asl fanno parecchia fatica a tenere il ritmo, in più nel fine settimana le strutture sanitarie non sono operative. Tra un’attesa e l’altra, si continuano a perdere giorni di s c uo l a . Che il problema si sarebbe presentato, tuttavia, si poteva immaginare. Pensate: il nostro giornale lo aveva persino scritto, non più tardi del 7 novembre scorso. Interpellato da Alessandro Rico, Antonel - lo Giannelli, (numero uno del l’Associazione nazionale presidi), spiegò: «Se i tempi tecnici con cui le Asl svolgono queste operazioni si allungano, il ritorno all’attività didattica in presenza viene ritardato». Cosa che è puntualmente accaduta. La situazione è talmente grottesca da suscitare risate isteriche. È circa un anno e mezzo che sentiamo ripetere da tutti i politici, a tutti i livelli, «mai più dad». Patr izio Bianchi non ha fatto altro che ribadirlo da quando si è insediato. Giusto il 10 settembre, in un’intervista alla Sta m p a , il ministro dell’Istruzione decretava: «La dad è finita, non ha funzionato l’idea che si possa sostituire la didattica in presenza con una surrogata». Circa una settimana dopo queste uscite, fu sempre la Sta m p a a riportare dati impietosi: «Già più di 200 classi e oltre 5.000 studenti costretti alle lezioni a distanza». Quando ci permettemmo, su queste pagine, di far notare il clamoroso fallimento, i corifei del regime sanitario liquidarono la faccenda con qualche risatina. Il Corriere della S e ra , ad esempio, si esibì in una titolazione funambolica: «Sono poche centinaia su oltre 300.000 le classi in quarantena». Come a dire: non c’è nulla di cui preoccuparsi, a lamentarsi sono i soliti guastafeste. Non ci vuole poi molto a capire perché costoro tentassero di nascondere i guai. In quei giorni la priorità era difendere il green pass, mostrare che grazie alla tessera verde tutte le scuole sarebbero state al riparo dai contagi e che i ragazzini avrebbero potuto finalmente «tornare alla normalità». Che la storia sarebbe andata diversamente era chiaro praticamente a tutti, ma già all’ini - zio di settembre la Cattedrale Sanitaria e i suoi sacerdoti avevano pronta la scusa: «I contagi sono soprattutto tra i più piccoli, nelle materne e negli istituti comprensivi (elementari e medie) dove i bambini non possono essere vaccinati». Insomma, già si capiva dove volessero andare a parare: in caso di aumento dei contagi, avrebbero dato la colpa ai bambini non inoculati. Ed è proprio ciò che sta accadendo ora. Il governo non ha fatto niente per evitare il disastro, il green pass non protegge dai contagi, ma si fa passare l’idea che tutto dipenda dalla mancanza di vaccini. Fabrizio Pregliasco, giorni fa, non ha usato perifrasi: pure gli under 12, ha detto, «vanno vaccinati anche per mantenere aperta la scuola, perché cominciano ad esserci molte classi in quarantena». A questo punto, gli scenari che si aprono non sono per niente rassicuranti. Già oggi i ragazzini non vaccinati sono costretti a restare a casa se in una classe si trovano due contagiati, immaginate che cosa potrebbe succedere con il via libera al vaccino per i minori di 12 anni: chi non si facesse inoculare sarebbe destinato a restare a casa. In pratica, andremmo verso il lockdown dei bambini. Il tutto senza che ci siano davvero le condizioni per parlare di una emergenza i n f a nt i l e. A parte i dati sulla dad, infatti, difettano anche quelli sul reale numero di contagi fra i più piccoli, sul numero effettivo di morti e di ricoveri. Abbiamo soltanto affermazioni apodittiche e reportage emotivi come quello di Gof - fredo Buccini uscito ieri sul Corriere della Sera. Una pagina intera per raccontare che «nel centro che cura i bimbi con il Covid si guarda Pe p p a P ig attaccati all’os si ge no ». Basta una frase del genere per spezzare anche il più duro dei cuori, ma i dati riportati nell’articolo non sono devastanti: dall’inizio della pandemia, i ricoveri in rianimazione sono stati 33, i decessi due, entrambi di poveri piccoli che avevano già altre patologie. Riassumendo: anche se per i bambini i rischi sono tutt’al - tro che elevati, si utilizza un plateale fallimento del governo per spingere sulla vaccinazione dei minori di 12 anni, con il pericolo concreto che i renitenti alla puntura vengano esclusi dalle lezioni. Come se non bastasse, i sindacati della scuola minacciano lo sciopero perché, nonostante i 5 miliardi promessi dal ministro Bianchi per migliorare gli istituti, i salari restano comunque bassi. Chissà, magari fra un po’ d i ra n n o che gli stipendi non aumentano per colpa dei no vax.

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