I rincari energetici rischiano di far saltare il sistema sociale ed economico del Mezzogiorno che non è in grado di reggere l’onda d’urto dell’aumento dei prezzi dell’energia. Gli imprenditori del Sud rilanciano l’urlo di dolore partito l’altroieri dalle imprese del Nord. A parlare è Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia, a nome di tutte le 8 Confindustrie regionali del Mezzogiorno d’Italia: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e ovviamente Sicilia. «Le imprese del Mezzogiorno finora hanno resistito, eroiche, erodendo i propri margini – dice Albanese – . Ma i rincari incontrollabili dei costi dell’energia, del gas, del carburante, l’ennesima tempesta insomma sarà il colpo di grazia. Non c’è più spazio per studiare alternative, non c’è più tempo da aspettare. Subito i provvedimenti necessari: urge fermare la corsa dei prezzi di gas ed energia elettrica. Urge il price cap, il tetto al prezzo del gas». Il presidente di Confindustria Sicilia, in linea con le proposte del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sottolinea la necessità di mettere in sicurezza il nostro Paese e mantenere l’industria competitiva: «Vanno sbloccate le pratiche ferme sui nuovi impianti di rinnovabili – dice Albanese – . Va sganciato il prezzo dell’elettricità da quello del gas, perché il 60% dell’elettricità non è prodotta da gas. Terzo, dobbiamo dedicare una quota della produzione nazionale da rinnovabili alla manifattura e a prezzi amministrati dallo Stato. Misure urgenti, che non possono aspettare i ritmi della campagna elettorale e più in generale della politica». C’è il timore per ciò che potrà accadere in autunno e sugli impatti che il caro energia potrà avere su un sistema economico e sociale come quello del Mezzogiorno notoriamente molto fragile. Albanese propone un dato, intanto, che dà chiaramente il senso della difficoltà in cui si trovano le imprese: «È raddoppiato il ricorso alla Cassa integrazione. Ogni giorno che passa sempre più imprenditori sono costretti a interrompere la produzione perché schiacciati dagli extracosti energetici. E per ogni impresa che si ferma, una filiera si indebolisce». E se questo dato non è confortante all’orizzonte gli imprenditori vedono nero: «Andiamo incontro a tempi drammatici e le imprese non possono restare sole – insiste Albanese –. Urge un intervento netto, convinto e drastico del governo, altrimenti salterà un intero sistema sociale nazionale, che già comincia a sgretolarsi. E se finora i rincari hanno colpito le imprese, adesso la spinta inflattiva piegherà violentemente i prezzi al consumo».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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