La Kingdom Holding del principe saudita Alwaleed ha investito complessivamente 500 milioni di dollari su Rosneft, Gazprom e Lukoil a ridosso dell’invasione dell’Uc ra i n a . Un investimento da 500 milioni di dollari nelle tre più importanti società russe del settore del petrolio e gas a ridosso o immediatamente dopo l’invasione dell’Uc ra i n a non sono un caso. Soprattutto se l’investimento arriva dalla Kingdom Holding del principe saudita Alwaleed bin Talal. Cugino di Mohamed bin Salman, nipote del «padre» dell’Arabia Saudita attuale, il principe Alwaleed è ben noto in Italia: è stato socio della Mediaset di Silvio Berlusconi dal 1995 al 2003. In una rara disclosure dei propri investimenti pubblicata domenica scorsa, la Kingdom Holding ha reso noto di aver investito 365 milioni di dollari in Gazprom e 52 milioni di dollari in Rosneft nel febbraio scorso e altri 109 milioni in Lukoil tra febbraio e marzo. L’investimento in Gazprom e Rosneft è stato effettuato attraverso delle global depositary receipts (Gdr, certificati azionari emessi da banche d’investimento che consentono di investire in titoli di società estere in due o più mercati nei quali queste non sono quotate direttamente), mentre quello in Lukoil è stato realizzato tramite American depositary receipts (Adr, ancora certificati azionari ma esclusivamente per il mercato americano). TRUMP E BERLUSCONI Negli anni ‘90 Alwaleed fu anche l’autore di due celebri «salvataggi» di Donald Trump, all’epoca assediato dai creditori. Prima comprando il suo yacht, poi comprando il mitico hotel Plaza di New York. I due episodi furono anche oggetto di uno scambio di tweet tra i due nel 2015, durante la campagna elettorale che avrebbe portato Trump alla Casa Bianca, quando Alwaleed replicò duramente ad alcuni tweet di Tr u m p. Alwaleed, che ha più volte dichiarato di ispirarsi a Warren Buffett nelle sue strategie, è noto come investitore globale fin dai primi anni ‘9 0, quando investì in Citigroup ed emerse come uno dei primi investitori di Apple. Attualmente la Kingdom Holding ha partecipazioni, tra gli altri, in Uber, Twitter, nel gigante cinese Alibaba, TotalEnergies, Bhp Group oltre che in una lunga serie di società americane ed europee. LEGAMI FAMILIARI L’investimento nei colossi russi dell’energia è rilevante per una serie di ragioni: dal 2020 il fondo ha investito globalmente 3,4 miliardi di dollari e quello nelle tre società russe, se cumulato, uno dei principali effettuati dalla holding in tempi recenti - dietro a quello nella spagnola Telefonica da 2,5 miliardi di riyal, contro i circa 2 miliardi di riyal complessivi spesi per Gazprom, Lukoil e Rosneft. Inoltre, da maggio di ques t’anno, quando ha preso una quota del 16,9% la Kingdom Holding di Alwaleed è partecipata direttamente dal fondo sovrano saudita, guidato dal cugino Mohammed bin Sa l m a n . Lo stesso cugino che, nel 2017, fece «incarcerare» Alwaleed insieme ad una serie di altri alti dignitari e nobili sauditi. Prigione per così dire, dato che Alwaleed venne relegato in una suite del lussuoso Ritz Carlton di Riad, la capitale saudita. La colpa del principe Alwaleed: aver criticato la decisione dell’anziano Re saudita Salman di indicare Mbs come erede designato al trono saudita. Da allora, i due cugini hanno evidentemente trovato il modo di andare d’ac c o rd o. EQUILIBRIO DELICATO Da ultimo, non si può non notare come l’Arabia Saudita stia mantenendo un delicato legame con Mosca a dispetto delle pressioni americane. I due paesi sono partner nell’Opec+, l’organizzazione dei principali paesi produttori di petrolio. Nel corso dell’ultima riunione, il 3 agosto scorso, l’organizzazione ha deciso un aumento della produzione per settembre di 100 mila di barili al giorno. Il più piccolo aumento dal 1986 in termini assoluti, ben al di sotto dei 648 mila barili al giorno decisi per luglio e agosto e molto meno anche degli aumenti previsti nei mesi precedenti per riportare la produzione ai livelli pre-pandemia. Ma sopratutto ben al di sotto delle aspettative occidentali, che puntavano su un sostanzioso aumento della produzione giornaliera di greggio per calmierare i prezzi al barile e ridurre la pressione della bolletta energetica sulle principali economie mondiali. LE SCELTE DI MBS Il presidente americano Joe Biden si era recato in luglio in Medio Oriente, facendo tappa anche in Arabia, alla ricerca di sponde locali per contrastare le conseguenze per le economie occidentali d el l’offensiva russa in Ucraina. Come contropartita, lo scorso 2 agosto il dipartimento di Stato americano aveva approvato la vendita di sistemi missilistici avanzati all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, per un totale di 5,3 miliardi di dollari. Gli unici due paesi ntra i 23 dell’Opec, notano gli analisti, in grado di aumentare la produzione in tempi ragionevolmente brevi dopo che il crollo dei prezzi durante la pandemia ha frenato gli investimenti nel settore. Il fondo sovrano saudita guidato da Mbs ha fatto invece scelte diametralmente opposte. Tra aprile e giugno ha investito 7,5 miliardi di dollari in 17 grandi società quotate americane, prendendo posizione tra le altre in Alphabet, BlackRock e Microsoft Secondo quanto riportano Bloomberg e Reuters, non è possibile sapere se gli investimenti in Gazprom, Rosneft e Lukoil sono attualmente in essere o se nel frattempo sono stati dismessi. Delle tre società, Lukoil è l’unica che non è sotto le sanzioni occidentali oltre che l’unica completamente privata. Tanto Gazprom che Rosneft sono invece direttamente controllate dallo stato russo.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
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