STUPIDA RAZZA

mercoledì 7 settembre 2022

Dal piano Cingolani subito risparmi per 5,3 miliardi di metri cubi

 

Un risparmio di 5,3 miliardi di metri cubi di gas fino a marzo 2023 grazie alla massimizzazione delle 7 centrali a carbone e olio esistenti e al contenimento del riscaldamento invernale (un grado di temperatura in meno, taglio di un’ora dell’accensione giornaliera e periodo ridotto di 15 giorni). È il piano del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani per fronteggiare l’emergenza gas.Il governo cerca la quadra sul prossimo decreto anti rincari che, salvo cambiamenti dell’ultima ora, dovrebbe arrivare domani sul tavolo del Cdm. Dopo che sarà stato sciolto il rebus delle coperture grazie alla contabilizzazione, attesa per oggi, dei dati sull’extra gettito Iva di agosto e sul recupero ai tempi supplementari dell’acconto sugli extra profitti delle aziende energetiche. Si parte da una dote di 5-6 miliardi, ma i tecnici sono al lavoro per allungare la coperta. Anche perché il pressing dei partiti con un lungo elenco di richieste resta altissimo. Il governo, però, ha già chiarito che il possibile menu dei nuovi aiuti - sul tavolo ci sarebbero, al momento, la proroga fino a fine anno dei crediti d’imposta per le imprese e una nuova dose di cig scontata per i settori più colpiti- sarà servito senza far ricorso allo scostamento di bilancio. Le prossime ore, dunque, saranno decisive per capire i margini di manovra dell’esecutivo. La cui strategia di risposta all’emergenza gas passa per più tasselli, uno dei quali è il piano di risparmio energetico firmato dal ministro della Transizione Ecologica e pubblicato ieri sul sito del Mite dopo che lo stesso fisico genovese ne aveva ampiamente anticipato i contenuti all’ultimo Cdm la scorsa settimana. Il piano ha suscitato polemiche: Mosca ha parlato di piano imposto all’Italia da Bruxelles e Washington. Alle accuse hanno reagito duramente Cingolani e il Governo (si veda anche pagina 10). Il piano prevede un primo taglio di 5,3 miliardi di metri cubi di gas, da qui a fine marzo, mettendo insieme i risparmi garantiti dalla massimizzazione delle 7 centrali a carbone e olio esistenti (già in pista e che consente di ridurre di 1,8 miliardi di metri il fabbisogno di gas), nonché quelli assicurati da un mix di misure di contenimento del riscaldamento invernale tra abitazioni private, commercio e uffici, ma senza toccare ospedali e simili (abbassamento di un grado di temperatura, riduzione di 15 giorni per il periodo di accensione e di un’ora per quello giornaliero). A questi si potrebbero aggiungere ulteriori economie chiedendo un contributo anche alle imprese (si veda altro articolo in pagina) e stimolando «misure comportamentali a costo zero», la cui efficacia, in termini di minori consumi di gas (si stima un taglio di altri 2,9 miliardi di metri cubi), dipenderà da quanto la campagna di sensibilizzazione che il ministero si appresta a lanciare riuscirà a scalfire le abitudini degli italiani. Spingendoli a essere più accorti con elettrodomestici, acqua calda e termosifoni. Anche perché le verifiche sul privato, ammette lo stesso documento, non saranno facili sebbene siano previsti, oltre a controlli a campione su edifici pubblici, grandi negozi e punti a maggiore consumo, anche una responsabilizzazione dei conduttori degli impianti di riscaldamento centralizzati, nonché verifiche sulle reti di distribuzione della differenza tra il gas immesso e quello consumato. Insomma, un piano a geometria variabile a seconda delle esigenze. Perché, nella premessa, il Mite spiega che i livelli entro i quali ci si muove sono due. Il primo è quello della riduzione volontaria, chiesta da Bruxelles e quantificata in un taglio di almeno il 15% tra agosto e marzo 2023 rispetto alla media dello stesso periodo di 8 mesi nei cinque anni precedenti. Per l’Italia significa una riduzione di 8,2 miliardi di metri cubi di gas ai quali si arriverebbe mettendo insieme i tre tasselli appena citati. Il secondo, invece, scatterebbe in caso di allerta Ue, se cioè, regolamento europeo alla mano, «le misure di riduzione volontaria della domanda risultino insufficienti ad affrontare il rischio di grave penuria nell’approvvigionamento». In questo caso, dice l’Europa, i Paesi dovranno stare sotto l’asticella del 15% guardando sempre al confronto tra fabbisogni passati e presenti, ma l’Italia conta di far valere una serie di deroghe (a partire dal livello già raggiunto sugli stoccaggi) e di ottenere così una riduzione al 7% del tetto ai consumi storici. Tradotto: 3,6 miliardi di metri cubi di gas in meno. Che sarebbero in buona parte già centrati spingendo al massimo su centrali a carbone e impianti a bioliquidi (facendoli andare temporaneamente a gasolio) con un risparmio totale di 2,1 miliardi di metri cubi di metano.

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