STUPIDA RAZZA

giovedì 1 settembre 2022

Elettricità, Italia record nel prezzo all’ingrosso

 

Elettricità mai così cara in Europa. E l’Italia nel mese di agosto è stata maglia nera, con un prezzo medio di 547 euro per Megawattora sul mercato spot all’ingrosso. Tra i maggiori Paesi Ue siamo l’unico ad aver sfondato, per la prima volta nella storia, la soglia dei 500 euro. È quanto emerge da un’analisi di Rystad Energy, che certifica una situazione di crisi particolarmente acuta per la nostra economia. Una sfida alla quale il governo si appresta a rispondere con ulteriori interventi di sostegno, dopo aver approvato ieri la proroga al 5 ottobre del taglio delle accise sui carburanti. Lo shock energetico non risparmia nessuna delle grandi economie europee. Ad agosto hanno registrato prezzi medi da primato per l’elettricità – sia pure inferiori ai nostri – anche la Francia (492 €/MWh), la Germania (465 €) e il Regno Unito (438 €). Ed è in questi ultimi due Paesi che c’è stata l’impennata più violenta il mese scorso: +48% sul mercato tedesco e +58% su quello britannico, a fronte di un rialzo di circa il 20% in Italia e Francia, dove però i prezzi in precedenza erano saliti più che altrove. Il rally dell’elettricità purtroppo non dà segnali di tregua. Nei giorni scorsi si sono viste punte superiori a 1.000 €/ MWh, non solo spot ma anche per l’intero 2023: livelli oltre dieci volte superiori a un anno fa, cui hanno fatto seguito crolli repentini, con una volatilità – accentuata dalla scarsa liquidità sui mercati –che Rystad definisce «incredibile». Principale responsabile dell’ultima fiammata è «l’ulteriore salita dei prezzi del gas», che ha raggiunto livelli record oltre 340 €/MWh prima di correggere, fino a riportarsi sotto 240 € ieri, quando nonostante lo stop del gasdotto russo Nord Stream è sceso del 10%. Sganciare il mercato dell’elettricità da quello del gas – il cosiddetto decoupling studiato della Commissione Ue – potrebbe comunque non essere risolutivo. In gioco ci sono infatti anche altri fattori rialzisti: primo fra tutti la crisi del nucleare in Francia, Paese che ha sempre esportato energia elettrica (soprattutto verso l’Italia), arrivando a soddisfare fino al 15% del fabbisogno Ue, e che invece quest’anno deve importare. Oltre al nucleare francese ci è venuta a mancare l’energia idroelettrica, per la grave siccità che ha colpito ovunque in Europa. E la secca dei fiumi ostacola i trasporti di carbone nel Nord Europa. La crisi energetica, dunque, continua a tenere in scacco i governi costretti a correre ancora ai ripari. La coperta per l’Italia, però, è sempre più corta. Tanto che anche l’ipotizzato prolungamento del bonus accise per un altro mese, fino al prossimo 20 ottobre, ha dovuto alla fine fare i conti con l’extragettito a disposizione che ha consentito di finanziare lo sconto solo per altri 15 giorni. E ora si cercano le coperture per nuove misure con un occhio anche all’Europa. La prossima settimana, infatti, il confronto su un eventuale tetto Ue al prezzo del gas e sul decoupling entra nel vivo con il Consiglio straordinario dei ministri europei dell’Energia il 9 settembre preceduto due giorni prima da una riunione tecnica che dovrà preparare il terreno alla discussione. A rappresentare l’Italia ci sarà il titolare della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che batte da mesi sull’esigenza di un price cap europeo e che è impegnato in queste ore su diversi fronti, a cominciare dal piano di risparmio energetico chiesto da Bruxelles a tutti i Paesi e su cui il fisico genovese dovrebbe fare un’informativa nel Cdm convocato per oggi. Sul tavolo, però, non dovrebbero esserci ancora i nuovi interventi su cui il governo sta tentando di trovare una non facile quadra e ha preso tempo. In attesa anche di capire se la battaglia dell’Italia in Europa troverà nuovi alleati.

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