STUPIDA RAZZA

domenica 4 settembre 2022

Gli Usa tendono la mano all’Eur opa ma i buoni propositi non bastano

 

n Gli Stati Uniti d’A m e r ic a si sono detti disponibili ad aiutare l’Unione europea in difficoltà con il gas naturale. Vista, forse, la drammatica crisi energetica in cui si sta infilando l’intero Vecchio continente, John Kirb y, portavoce del Consiglio per la sicurezza americana, ha detto due giorni fa che gli Stati Uniti cercheranno il modo di «aumentare le scorte di gas in Europa». Probabilmente l’i nte n z io n e è quella di inviare maggiori quantità di gas liquido (Lng) attraverso navi metaniere. Si tratta di un’ap e rtu ra importante, tuttavia sembrerebbe risultare di difficile applicazione, almeno nell’immediato. Mentre l’Europa sta per affrontare l’imminente stagione fredda, le alternative al gas russo nell’immediato scarseggiano. Già lo scorso marzo il presidente americano, Jo e B id e n , aveva promesso di portare grandi quantitativi di Lng verso l’Europa, che in effetti sono arrivati: da aprile ad agosto compresi, dagli Usa sono arrivati in Europa circa 25 miliardi di metri cubi di gas, che però non sono certo sufficienti in vista dell’i nve r n o. Tuttavia, la capacità americana di produzione di Lng risulta già abbastanza satura e ci sono diversi problemi sul tavolo da qualche tempo. Tra questi, la situazione dell’operatore Freeport Lng, che nei mesi scorsi ha subito gravi danni ai propri impianti di liquefazione, tanto da dover fermare le proprie attività. In seguito, diversi comunicati della compagnia americana hanno spostato avanti nel tempo la ripresa della piena operatività. A oggi, si prevede che l’impianto danneggiato di Quintana in Texas possa tornare all’85% di capacità produttiva alla fine di novembre, mentre la piena operatività è prevista per marzo dell’anno prossimo. Un brutto colpo per gli Usa, che vedono così la loro capacità di esportazione ridotta di oltre il 20%. In generale, la gran parte degli impianti di liquefazione americani esistenti hanno già contratti di lungo termine per i quali sono obbligati a fornire per dieci o 20 anni la controparte. Per costruire nuovi impianti è necessario tempo, investimenti e un reciproco impegno di lunga durata, cosa che non sarebbe nelle corde dell’Europa, tutta protesa a rigettare gli idrocarburi in nome dell’id eo l og i a ve rd e. Un modo, forse, sarebbe quello di «deviare» un contratto esistente di una compagnia americana verso l’Europa per un anno o due, magari con la Casa Bianca che si impegna a pagare eventuali penali alla controparte danneggiata e costi connessi. Questo avrebbe comunque un riflesso sui prezzi di mercato, soprattutto se la controparte in questione fosse asiatica. In ogni caso, se anche il governo americano intendesse mantenere fede a questo impegno, il collo di bottiglia in questo travaso da una parte all’altra dell’Atlantico è rappresentato dalla ricezione in Europa. I rigassificatori continentali non sono poi molti e sono in gran parte già al massimo dell’utilizzo. Le nuove infrastrutture attese (tre in Germania e altrettante in Italia, cioè i rigassificatori galleggianti cosiddetti Fsru) sono di là da venire e anche correndo è difficile che si veda qualcosa prima della prossima estate.

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