STUPIDA RAZZA

domenica 4 settembre 2022

I lockdown cinesi fermano la Volvo

 

La Cina continua nella sua strategia di utilizzare i lockdown anti Covid come strumento per irrobustire la sua economia a danno di quella delle altre nazioni del mondo. La casa automobilistica svedese Volvo ha ordinato la chiusura temporanea del suo stabilimento di Chengdu, metropoli di 2 milioni di abitanti e capoluogo del Sichuan, da ieri in lockdown per un focolaio di Covid, con 157 nuovi casi segnalati dai funzionari municipali. Proprio ieri C l aud io A nto n el l i sulla Ve rità ave va profetizzato questo genere di scenario: non può essere un caso che il governo di Pechino abbia sistematicamente messo le città dove insistono i principali porti e aeroporti, un modo per strozzare la catena logistica con impatto immediato sui prezzi globali e sull’i n f l a z io - n e. La chiusura degli stabilimenti in Cina, infatti, provoca effetti devastanti sulle aziende mondiali, che o sono costrette a rilocalizzare la produzione in patria, a prezzi assai maggiori, oppure devono rallentare la produzione stessa, finendo con il perdere fette consistenti di mercato. A vantaggio, naturalmente, della Cina, che inoltre ha svalutato in maniera consistente lo yuan per recuperare competitività sui mercati e stabilizzare l’economia, come ha spiegato Gianclaudio Torlizzi, esperto di TCommodity, che ha sottolineato come «il deprezzamento della valuta cinese finora si è concentrata nei confronti del dollaro, ma rilevo i primi segnali di deprezzamento nei confronti dell’euro. Si porrà a breve il problema dell’arrivo di merci made in China in Europa in una fase in cui le nostre imprese sono inchiodate». Il colpo di grazia arriverà, come previsto da A nto n el l i , dalla crisi energetica provocata dal conflitto in Ucraina: le aziende europee dovranno necessariamente rallentare la produzione a causa dei razionamenti, con un conseguente aumento dei prezzi, mentre grazie alla svalutazione la Cina proporrà merci a costi convenienti, con il risultato di invadere letteralmente i nostri mercati. Non solo: sentiamo tanto parlare di energie rinnovabili, ebbene pannelli solari e batterie elettriche hanno componenti prodotti in Cina. Tornando al lockdown imposto a Chengdu, ricordiamo che la città produce, come riporta l’Ansa, circa l’1,7% del Pil totale della Cina, con un solido tessuto industriale in cui figurano impianti di Toyota, Volkswagen, Intel e Foxconn, il più grande assemblatore mondiale per conto terzi di elettronica, inclusi gli iPhone e gli iPad di Apple. I voli da e per Chengdu sono stati drasticamente ridotti, mentre la partenza dalla città sarà consentita solo dopo aver ottenuto un risultato negativo del test sul Covid-19 nelle ultime 24 ore. Il lockdown a Chengdu, secondo gli analisti, è tra le cause principali della quinta seduta consecutiva in calo per le Borse europee, quella di ieri: Milano ha ceduto l’1,2%, Londra l’1 ,9 % , Parigi l’1,5% e Francoforte l’1 ,6 % . In sostanza, l’Europa appare impreparata ad affrontare le vere insidie del futuro prossimo, divisa al proprio interno e priva di una politica comune, mentre il colosso cinese diventa sempre più aggressivo. Una situazione che, a proposito di prezzi, rischia di costarci molto cara . 

Nessun commento:

Posta un commento