«La politica nei confronti delle energie rinnovabili?È come chi va da un dietologo e chiede la ricetta per perdere venti chili. Poi paga, porta a casa la tabella con quello che c’è da fare, ma continua a mangiare a quattro ganasce. Anche nel nostro caso ci hanno ascoltato, poi grandi proclami seguiti da decisioni lungimiranti. Almeno sulla carta. Perché all’atto pratico si è fatto poco». Alberto Pinori, presidente di Anie rinnovabili, l’ass oc iazione di Confindustria a cui fanno capo le aziende del settore delle fonti rinnovabili, è combattivo ma anche amareg g i ato. «Non c’era certo bisogno del blocco del gas deciso da Putin per comprendere la pericolosità della dipendenza sul fronte energetico. Noi ne eravamo consapevoli e da tempo, con più governi, abbiamo denunciato la situazione ed avanzato proposte. L’Ital ia per clima e conformazione è il Paese delle fonti rinnovabili. Ma abbiamo perso sette anni in chiacchiere. Nazioni europee che erano dietro di noi oggi corrono mentre qui la burocrazia ci blocca». Cosa intende? «Intendo dire che siamo al paradosso. In questo momento ci sono decine di impianti da fonte rinnovabile fermi in molte parti del Paese per una portata di 200 gigawatt. Di più: 421 progetti tra eolico e fotovoltaico aspettano solo la valutazione di impatto ambientale. Sa quanti hanno avuto il via libera? Uno solo. Progetti finanziati da privati, perché non chiediamo soldi ne al governo ne all’Europa. Dopo lunghi iter burocratici, quando si tratta di avere i pareri finali dai Beni culturali, non si riceve risposta. Ripeto: non un sì o un no. Semplicemente non ci rispondono. E mi lasci dire: dal governo Draghi ci aspettavamo di più. Ci ha deluso». Ma la legge sul 110%? E proprio due giorni fa è arrivata la semplificazione sul fotovolta ic o. «La legge 110% è partita con difficoltà ma certamente ha dato frutti. Però poi si è fatta confusione tra bonus facciate, dove sono stati fatti anche degli illeciti e gli investimenti sulle rinnovabili dove invece la situazione è ben più limpida. Così oggi si getta il bambino con l’acqua sporca... In quanto alle semplificazioni u n’ottima notizia. Ma ci auguriamo che il primo effetto di queste novità non sia l’allungamento dei tempi visto che gli uffici debbono assimilare le nuove regole».Vale davvero la pena per una famiglia o una impresa investire ad esempio del fotovolta ic o? «Basta guardare le bollette di gas ed elettricità per capire quanto conviene. In quattro o cinque anni un privato o un imprenditore si ripaga l’i nve - stimento e ci guadagna». Ma in concreto cosa ci sarebbe da fare per spingere davvero l’energia green? «Intanto ci devono mettere nelle condizioni di realizzare tutto ciò che non è vietato. Sembra una banalità ma oggi in Italia non è così. Occorre introdurre il silenzio assenso e velocizzare i decreti attuativi. Inoltre serve individuare le aree idonee e poi dare il via libera ai progetti in tempi rag io n evo l i » . Siamo vicini al voto. Teme che ancora una volta agli slogan sega il silenzio? «Adesso è peggio. Mi sembra che nessuno abbia le idee chiare sulle rinnovabili. C’è chi parla solo di nucleare, e lo dico senza contrapposizioni; chi butta lì la parola sostenibilità senza avere un progetto preciso. E anche quelli che in passato hanno fatto delle rinnovabili una bandiera, oggi parlano d’altro. Vedo invece un grande impegno nel fare i calcoli su come raggiungere che so, il 5 o il 10% dei voti. Si badi: il mio non è un discorso di partito. Di parte. Vorrei semplicemente che oltre alle percentuali delle preferenze si pensasse anche a come incrementare quel 20% di energie rinnovabili che pesa troppo poco sul nostro fabbisogno energetico». Mi sembra pessimista sul futuro governo... «Non ho detto questo. L’Ita l i a è un Paese in cui la politica, nei momenti decisivi, ha fatto cose molto positive. L’au - spicio è avere interlocutori seri e che ci ascoltino. Siamo in ritardo ma si può recuperare. Grandi gruppi nazionali e stranieri sono pronti ad investire nel nostro Paese. Mettiamoli in condizioni di farlo. Altrimenti, come è avvenuto in passato, andranno altrove. Noi che viviamo nel Paese del sole non possiamo rischiare di passare gli inverni al freddo ».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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