STUPIDA RAZZA

giovedì 8 settembre 2022

Frantoi, con il caro bollette la produzione va in perdita

 

Sarà un autunno a rischio per i frantoi oleari. I rincari dei prezzi dell’energia fino al 220-250%, in assenza di fatti nuovi, potrebbero mettere in forse anche l’attività di queste attività, particolarmente energivore. «È un rischio concreto», avverte Riccardo Cassetta, nuovo presidente, da giugno scorso, di Assitol, l’associazione italiana dell’industria olearia, aderente a Federalimentare e Confindustria. «I prezzi di mercato sono già oggi ben lontani dai costi di produzione e per i frantoiani c’è il rischio di dover trasformare le olive a prezzi completamente diversi da quelli di mercato». Cassetta teme che non accadrà, che la Gdo o i food service non riconosceranno i maggiori costi e allora il rischio è che, così, «si perda sia l’attività produttiva sia quella di confezionamento e che l’attività di trasformazione non parta subito o parta dopo». Per questo molte delle aziende primarie del comparto puntano a  ottenere un adeguamento minimo, almeno del 10%, del listino, «per coprire i costi o non si è in grado di rifornire la clientela», avverte Cassetta, amministratore unico di Olio Levante srl sorta ad Andria nel 1902, giunta alla quarta generazione e cresciuta fino a raggiungere nel 2021 un fatturato di 105 milioni di euro, con una previsione per quest'anno a 150. «Senza questo adeguamento minimo il comparto dovrà tagliare le forniture. Magari ci sarà gente che ha intenzione di fallire e allora lo faccia lavorando in perdita. Senza adeguamento si arriverà a produrre di meno e se ci sarà la necessità saremo costretti a mettere in cassa integrazione i lavoratori». Un esempio dei rincari viene dalla raffinazione dell’olio di oliva. Tutte le raffinerie sono alimentate a gas, il costo per quintale è di 50 euro e quindi, spiega Cassetta, «non stanno raffinando. Chi si fa bene i calcoli, e siamo sempre di più, non produce e non trasforma». Lo scenario è complesso. Secondo Coldiretti Puglia sono oltre 20mila le aziende agricole della regione, quasi un terzo del totale (34%), costrette a produrre in perdita a causa dei rincari e delle speculazioni scatenate dalla guerra in Ucraina. Le perdite che questa estate hanno gravato su agriturismi e fattorie e stalle (irrigazione, gestione, energia per gli impianti e la produzione e conservazione dei prodotti agroalimentari) con l'arrivo dell'autunno peseranno dunque anche su frantoi e serre. Senza contare i rincari legati alle operazioni colturali degli agricoltori: fino al 120% per il gasolio necessario per le lavorazioni dei terreni, fino al 150% del prezzo dei concimi, con l'urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata a causa del gas utilizzato nella produzione dei fertilizzanti. Più in generale tutto l'agroalimentare della regione, secondo Coldiretti Puglia, assorbe dal campo alla tavola oltre il 10,3% dei 5,578 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all’anno dei consumi totali.

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