L’inflazione nel carrello non risparmia il comparto del pesce e i pescatori sono preoccupati: secondo le stime di Fedagripesca, con i prezzi che aumenteranno in media del 20%, le vendite questo autunno caleranno del 15% e con esse il reddito di quanti lavorano nel settore. Un crollo delle vendite di questo genere sarebbe un duro colpo per il comparto, che era già uscito con le ossa rotte dalla chiusura dei ristoranti durante il Covid. A marzo, poi, per giorni i pescatori avevano scioperato un po’ in tutta Italia contro il caro-carburante che allora cominciava a farsi sentire. Non immaginavano, la primavera scorsa, che eravamo solo all’inizio, e che avrebbe toccati picchi elevati come quelli attuali. Solo per colpa degli aumenti del gasolio, calcola Fedagripesca-Confcooperative, i pescherecci quest’anno chiuderanno i bilanci con una perdita di profitto lordo del 28% rispetto agli incassi realizzati nel 2020: e il 2020, in termini di fatturato, fu l’anno nero della crisi pandemica. Il comparto da tempo è in difficoltà. Nell’ultimo decennio è venuto meno il 16% degli addetti, passati da circa 30mila imbarcati ai 24mila di oggi, di cui circa 19mila a tempo pieno. Ad alleviare i bilanci dei pescatori italiani non basta il recente decreto che ha stabilito un credito d’imposta del 20% della spesa sostenuta per l’acquisto del carburante effettivamente utilizzato nei primi tre trimestri del 2022. E questo perché al caro-energia vanno sommati gli aumenti di molti altri beni e servizi. Le cassette per il pesce, ad esempio, sono già aumentate del 50% e nelle prossime settimane si apprestano a salire del 100%. Le retine per l’insacchettamento dei molluschi hanno subito rincari del 70-100%. Le reti per le imbarcazioni costano il 20% in più di un anno fa. Per far fronte all’aumento dei costi, i pescatori si stanno arrangiando come possono: «Molti hanno deciso di ridurre le giornate di pesca», racconta Paolo Tiozzo, vicepresidente FedagripescaConfcooperative. Qualcuno prova anche a cambiare il tipo di pescato, puntando su specie più pregiate, con più valore commerciale, come il gambero rosso o viola, anche se per queste varietà spesso bisogna fare i conti con le limitazioni di quote soprattutto nel Tirreno. Qualcuno, infine, approfitta degli incentivi alla rottamazione delle vecchie imbarcazioni senza acquistarne di nuove, pur di contenere i costi fissi. «Come associazione di categoria - aggiunge Tiozzo - stiamo cercando di prorogare il credito d’imposta fino alla fine dell’anno». Sul fronte europeo, l’attenzione è rivolta all’attuazione delle misure Feampa - il Fondo europeo affari marittimi pesca e acquacoltura - in merito alla compensazione per i costi aggiuntivi sostenuti. Il caro bollette non sta risparmiando nemmeno le attività degli oltre 3mila impianti di allevamento in Italia. A farsi sentire, soprattutto, sono gli aumenti dei costi per i molluschi come le vongole, dove l’energia elettrica entra in gioco dalla fase di depurazione fino a quella dell’insacchettamento. Crescono, infine, anche le spese per la gestione delle celle frigorifere dei mercati ittici.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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