STUPIDA RAZZA

domenica 4 settembre 2022

Industrie a picco e svendite selvagge Vogliono farci fare una fine «greca»

 

n Un caro amico greco mi segnala che, nonostante avesse siglato un contratto per la fornitura di energia elettrica a tariffa fissa per due anni pari a 0,063 euro per kwh, si trova recapitate bollette con un costo per kwh pari a quindici volte il valore pattuito. La Grecia non è più, da qualche giorno, osservata speciale dell’Unione Europea e delle istituzioni finanziarie internazionali. Il Presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen esulta e twitta che, grazie alla determinazione e alla resilienza della Grecia e del suo popolo, il Paese può chiudere questo capitolo e guardare al futuro con fiducia. Tenuto conto che nel periodo tra il 2008 e il 2016 il Pil della Grecia è diminuito del 25%, che il debito pubblico è passato dal 103 al 181% (oggi è al 185,2%) e che la spesa pubblica è stata tagliata del 32,6% vien da chiedersi con quali occhiali la nostra Ursula legge la realtà. Prima del Covid, il 34,8% della popolazione greca era a rischio povertà e un lavoratore su tre era costretto a un lavoro part time con una retribuzione media pari a 317 euro netti. La Grecia, per raccattare liquidità per far fronte ai debiti è stata saccheggiata, tutte le sue infrastrutture, porti, ferrovie, aeroporti, servizi idrici e energetici sono stati svenduti. E ora Ursula esulta; mi ricorda la scena di Brooks quando esce dal carcere dopo 50 anni in quel bellissimo film Le ali della libertà. In quella scena il povero Brooks viene scarcerato ma per lui quella è la peggiore condanna, essendo ormai «istituzionalizzato» in carcere dove ha un suo ruolo; uno splendido Morgan Freeman commenta la scarcerazione di Brooks evidenziando come gli abbiano preso la vita e che ormai non san più che farsene di un vecchio in carcere; beh l’ebete esultanza di Ursula mi ricorda gli aguzzini di Brooks, dopo aver depredato e portato alla disperazione la Grecia non c’è più motivo di tenerla sotto o s s e r va z io n e. Il caso Grecia, di cui il nostro ancora primo ministro non è immune di colpe (come presidente Bce), è stato cancellato dai discorsi politici, ma dovrebbe essere un monito per questa campagna elettorale. L’Italia non è la Grecia, si è sempre detto, è la seconda potenza manifatturiera d’Euro - pa. Ma se andiamo a vedere i numeri del crollo della produzione industriale italiana degli ultimi 30 anni non si può non essere preoccupati. Tra il 2007 e il 2013 l’Italia ha perso il 23% della propria capacità produttiva, solo leggermente risalita nel quinquennio successivo pre Covid. Il resto è cronaca; il crollo del Pil e la successiva risalita post Covid descritta come grande riscatto (nessuno ricorda il crollo drammatico del biennio Covid) e la crisi del ga s . A voler essere complottisti, le prospettive sembrano già scritte; tracollo della residua capacità industriale italiana, incapacità della politica di definire una strategia per il Paese e conseguente svendita degli asset rimasti, con un massacro della piccola media impresa, vista come rappresentante di evasori e nemici dello stato anziché creatori di lavoro e ricchezza e automatica trasformazione dei piccoli imprenditori in lavoratori dipendenti, sussidiati qualora il lavoro venisse meno. Un impoverimento totale del Paese, non solo economico ma anche sociale e di innovazione, che sarebbe delegata totalmente alle grandi corporation che disegnerebbero così il nuovo ordine sociale mondiale. Non vedere questo scenario significa aver già capito o deciso che è inevitabile; con Puti n o con l’Europa è la ridicola scelta che campeggia sui manifesti delle città italiane. Mai come in questa situazione la risposta dovrebbe essere con l’Ita l i a . 

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