STUPIDA RAZZA

domenica 4 settembre 2022

Rischiamo il latte a 2 euro al litro

 

Due aziende concorrenti sul mercato ma unite nel lanciare un allarme al governo: il latte potrebbe arrivare a costare oltre 2 euro al litro, un fatto impensabile per un alimento primario e fondamentale nella dieta italiana, da 0 a 100 anni. Il Gruppo Granarolo e il Gruppo Lactalis in Italia, hanno chiesto un intervento all’esecutivo evidenziando «la forte preoccupazione per un’inflazione galoppante che da 12 mesi colpisce l’agroalimentare italiano e in particolare il settore lattiero caseario. Occorre un intervento pubblico che scongiuri conseguenze ancora più disastrose per le migliaia di imprese che compongono la filiera». In una nota congiunta, il gruppo che rappresenta una importante fetta della filiera nazionale del latte e quello che in Italia è presente da oltre 30 anni e qui ha comprato Parmalat, spiegano che « l’inflazione ha toccato in maniera importante, con numeri a doppia cifra, quasi tutte le voci di costo che compongono la filiera del latte: alimentazione animale (aggravata dalla siccità che riduce sia i raccolti degli agricoltori sia la produzione di latte) che ha reso necessario un aumento quasi del 50% del prezzo del latte riconosciuto agli allevatori, packaging (carta e plastica sono in aumento costante da mesi), ulteriori componenti di produzione impiegati nella produzione di latticini. Oggi, però, la preoccupazione maggiore è rappresentata dall’incre mento dei costi energetici che nelle ultime settimane sono aumentati a tal punto da rendere difficile trasferirli sul mercato, in un momento economicamente complesso per le famiglie italiane». Infatti, nonostante entrambe le aziende abbiano assorbito autonomamente un’inflazione che oscilla tra il 25% e il 30%, dalla scorsa primavera il prezzo del latte per il consumatore è cresciuto raggiungendo gli 1,75/1,80 euro/litro e potrebbe aumentare ulteriormente entro dicembre 2022. È impensabile che un alimento primario possa subire una penalizzazione così forte da comprimerne la disponibilità di consumo. Un alimento che fa parte di quel carrello della spesa che segna un balzo del 9,4%, rispetto ad un anno fa. Per affrontare il costo della vita evitando che le famiglie italiane riempiano il carrello abbassando la qualità dei prodotti, la proposta del leader della Lega M atte o Salv in i su l l’abbatt im e nto dell’Iva su alcuni generi alimentari, riducendo così il loro prezzo per i consumatori, non è poi peregrina. Sarebbe infatti una misura particolarmente notevole in un periodo di alta inflazione, in cui i prezzi aumentano. Per il presidente di Granarolo, Gianpiero Calzolari, «il costo dell’energia è insostenibile anche da parte di una grande azienda, perché si protrae nel tempo e se fosse scaricata sul mercato colpirebbe i nostri consumatori e avrebbe inevitabili conseguenze sui consumi, con ricadute negative su tutta la filiera». Secondo Giovanni Pom el l a , ad di Lactalis in Italia, «le imprese sono allo stremo, hanno già fatto ben oltre le loro possibilità ed è arrivato il tempo della responsabilità pubblica. Serve un provvedimento transitorio per contenere un aumento dell’inflazione scatenato prevalentemente da questioni geopolitiche e da evidenti fenomeni speculativi». Nel frattempo anche l’Assitol, l’A s s o c i a z io - ne italiana dell’I n du s tr i a olearia, invita gli italiani a non rinunciare all’olio extra vergine di oliva, altro alimento principe delle nostre tavole, malgrado i rincari e la siccità stiano mettendo a rischio attività e redditività dell’i nte - ra filiera olivicolo-olearia.

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