STUPIDA RAZZA

giovedì 8 settembre 2022

La posta in gioco? Il futuro dell’auto tedesca

 

La sposa, Franca Lehfeldt, arriva in chiesa, St Severin a Sylt l’isola prediletta dai vip tedeschi, su una Porsche Targa decappottabile guidata dal padre. Dopo la cerimonia gli sposi ripartono sulla stessa auto simbolo del “lusso moderno”. Nulla di strano fin qui, se non fosse che il matrimonio è quello di questa estate del 43enne ministro delle Finanze Christian Lindner, leader del partito liberale Fdp e noto per il suo debole per le Porsche. La stampa tabloid tedesca, ghiotta di gossip e di auto fiammanti, aveva già prima del matrimonio ricamato sul rapporto, forse troppo stretto, tra Lindner e il ceo di Porsche Oliver Blume che dal primo settembre è anche ceo del gruppo Volkswagen. Il dialogo tra politica e industria automobilistica a Berlino è comprensibilmente stretto. L’industria dell’auto è il motore del Pil tedesco e dell’innovazione in Germania, è il datore di lavoro di 800.000 dipendenti, pesa i suoi 3 milioni di auto prodotte l’anno (2021) e i suoi 220 miliardi di investimenti tra il 2022 e il 2026 in digitalizzazione, elettromobilità, batterie. Nell’accordo di governo della coalizione semaforo Spd-Verdi-Fdp, l’industria dell’auto, soprattutto la emobility, ha un posto centrale: perché lo Stato sa bene che deve fare la sua parte e investire in infrastrutture adeguate per favorire questa rivoluzione industriale. Per poter raggiungere l’obiettivo di un milione di punti di ricarica accessibili al pubblico nel 2030, dovrebbero essere creati circa 2.000 nuovi punti di ricarica ogni settimana, secondo i calcoli di VDA, l’associazione dell’auto. L’obiettivo del governo federale di immettere sul mercato 15 milioni di auto elettriche entro il 2030 aumenta ulteriormente la pressione sull’infrastruttura di ricarica, che dovrebbe aumentare di sei volte. Blume, nel suo discorso di insediamento alla guida di VW, ha rimarcato che i tempi sono estremamente difficili: l’industria automobilistica sta vivendo «la più grande trasformazione della sua storia. Cambierà di più nei prossimi cinque anni che negli ultimi 50 anni messi insieme». Questa trasformazione richiede «dinamismo e stabilità». Tutti gli occhi dei mercati ora sono puntati sull’IPO di Porsche, ma tutti gli occhi della Germania sono puntati su Blume, su VW e su Porsche: crescita economica e benessere sono assicurati se la Germania riuscirà a mantenere una leadership su scala mondiale nel settore automotive. Così ogni passo di Oliver Blume è analizzato, come per i carburanti sintetici. Il ceo ha posto l’enfasi sull’efuel, e questo è stato interpretato come un allontanamento dalla strategia del suo predecessore Herbert Diess che aveva accelerato molto verso l’auto elettrica. Blume ha chiarito: i combustibili sintetici sono rispettosi dell’ambiente e all’interno del gruppo Volkswagen, restano una priorità per Porsche: nel settore delle auto sportive, dove conta la potenza di guida, il futuro della tecnologia nella combustione è importante. E intanto Blume ha anche promesso che manterrà il ritmo della trasformazione verso l’auto elettrica e, dove possibile, lo aumenterà. «Sono un fan della mobilità elettrica», ha affermato. Poco dopo essere entrato in carica come ceo di Porsche nel 2015, l’azienda ha deciso di costruire la sua prima auto sportiva elettrica: e la Taycan, stando al parere degli esperti, è diventata un successo, la Porsche ha anticipato i tempi e Blume ha conquistato le famiglie Porsche e Piëch, i dipendenti: ora le aspettative sono altissime, la Germania si aspetta da lui altri successi, dall’IPO di Porsche alla trasformazione del gruppo VW, per garantire il successo tutta l’industria dell’auto tedesca.

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