STUPIDA RAZZA

mercoledì 7 settembre 2022

L’inflazione energetica è anche colpa dell’Italia e dell’Unione europea

 

L’ Olanda è sempre stata un piccolo-grande Paese. Piccolo per numero di abitanti (17 milioni) e superficie (ha sempre cercato di strappare al mare pezzi di terra prosciugando lo Zuider-See). Grande perché si è sempre spinto verso i mari, conquistando un importante ruolo nei traffici internazionali. Anche oggi Rotterdam è il primo porto europeo e l’aeroporto di Schiphol è uno dei grandi hub internazionali. Da sempre la sua economia poggia sui servizi dovuti proprio ai traffici di merci e alla finanza internazionali. Il settore finanziario dà all’Olanda una quota di Pil doppia rispetto alla media europea. Qualcuno parla anche, non a torto, di paradiso fiscale. A volte però l’Olanda si fa prendere dalla mania delle speculazioni finanziarie, pensando così di far prosperare la propria economia. Nella seconda metà del 1500 i bulbi di tulipano iniziarono a essere esportati dalla Turchia in Europa e l’Olanda si fece promotrice della loro diffusione. Poi però crearono “derivati e future” sui tulipani e partì una dirompente speculazione finanziaria. Il Semper Augustus, il bulbo più famoso della storia, fu venduto per 6mila fiorini pari a 60 tonnellate di burro o a 200 maiali grassi. Molti vendettero case e terreni per speculare sui bulbi di tulipano. Nel 1637 la bolla finanziaria esplose e innescò una pesante crisi in tutt’Europa. In condizioni storiche, geoeconomiche e geopolitiche totalmente diverse oggi rischiamo una pesante crisi, non finanziaria ma reale. A gennaio del 2021 il prezzo spot del gas sul Title transfer facility (Ttf) di Amsterdam era di 20 centesimi al metro cubo. A dicembre 2021 era già esploso a 1,20 euro con un aumento di circa il 600 per cento. Nessuno immaginava l’invasione russa dell’Ucraina tanto che tutti o quasi prevedevano che quel picco di prezzo sarebbe rientrato tra giugno e settembre di quest’anno. La guerra quindi non ha scatenato quell’imponente balzo di prezzo del gas. Lo ha semplicemente mantenuto alto, anzi ha dato un’ulteriore spinta, portandolo a fine luglio a 1,8 euro al metro cubo (+50% rispetto a dicembre e + 900% rispetto a gennaio 2021). In Kwh significa che si è passati da 2,1 euro del gennaio 2021 a 19,2 di luglio scorso, il 900% in più. Da qui nasce la grave crisi energetica che stiamo vivendo tutti in Europa? Assolutamente No. Il Ttf di Amsterdam è un piccolo mercato e il suo prezzo sta a fronte di quantità di gas del tutto irrilevanti. Basti pensare che le operazioni sul Ttf ammontano a poco più di un miliardo di euro al giorno. Sul mercato del petrolio Brent a Londra le transazioni sono di 2mila miliardi al giorno. Per di più in un mercato così piccolo la speculazione può fare enormi guadagni. Basta rischiare quattro soldi per far impennare verso l’alto o far scendere verso il basso il prezzo Ttf. La controprova l’abbiamo sotto gli occhi: pochi giorni fa si è avuto il picco a oltre 330 euro per Megawatt, poi si è tornati verso 200 euro. Ma che mercato può essere quello in cui le quotazioni giornaliere o settimanali subiscono queste violente oscillazioni? Appunto non è un mercato “reale”, è soltanto un luogo metafisico di speculazione finanziaria. Ma se è storicamente vero che il presidente russo Vladimir Putin e la guerra non hanno scatenato la crisi del gas, è altrettanto vero che in quel mercato metafisico Putin e i suoi “operatori” occulti possono certo interferire sul Ttf con un effetto di gran lunga superiore alle eventuali interferenze nelle campagne elettorali dei Paesi occidentali. La parte masochistica della storia sta nel fatto che l’Europa ha pensato bene di “collegare” il prezzo del Ttf di Amsterdam al prezzo del gas per l’intero mercato, innestando nel mercato “vero” del gas (che si basa su contratti e prezzi a lungo termine) lo tsunami della speculazione finanziaria. La controprova è che i prezzi all’importazione, rilevati dagli Istat nazionali e da Eurostat per quello stesso periodo sono aumentati soltanto del 70% e non del 900 per cento. Qualcuno ha da tempo proposto di mettere un tetto al prezzo del gas e ovviamente l’Olanda si è fermamente opposta. Ma in un mercato non basta parlare di prezzi se non li si collega alle quantità. Se noi poniamo un tetto al prezzo del gas e i produttori, vedi Russia, ci dicono che a quel prezzo non ci vendono neanche un metro cubo di gas che facciamo? Oppure, porre un tetto significa che il prezzo rimane quello richiesto dai venditori di gas e lo Stato, per ridurre l’impatto su famiglie e imprese, ci mette la differenza, cioè fa più deficit e debito o aumenta le tasse da qualche altra parte? E qui, in entrambi i casi, i cittadini, futuri o presenti, pagherebbero comunque gli extra profitti alle imprese energetiche. Sarebbe più semplice ed efficace “togliere” l’aggancio con il Ttf e magari fare riferimento ai prezzi effettivi del gas importato. Su questo, in Italia abbiamo aggiunto del nostro. Il paradosso italico è la “brillante” idea di agganciare il prezzo dell’elettricità al prezzo del gas. Ecco perché famiglie e imprese si sono viste recapitare megagalattiche bollette della luce e del gas. Ma in Italia l’energia elettrica prodotta con il gas è soltanto il 40% del totale. Il 60% è prodotta con idroelettrico, eolico, fotovoltaico, carbone... Queste due “geniali paradossi” sono la fonte che ha generato i cosiddetti extra profitti creati, dall’esterno, dalla differenza tra il Ttf e i prezzi veri all’importazione e, all’interno, con l’aumento del gas caricato su tutte le bollette della luce. Bene ha fatto il governo a tassare questi extra profitti. Male ha fatto quando ha scritto in modo pasticciato il relativo decreto dando alle compagnie solide argomentazioni per fare opposizione e non pagare la tassa. Comunque, tassare gli extra profitti, significa agire alla foce del fiume quando l’acqua straripa piuttosto che regolare l’acqua alla sorgente. E cosa ha fatto finora l’Autorità garante della concorrenza e del mercato che, come compito primario, ha quello di evitare e prevenire il formarsi di extra profitti generati da palese abuso di potere di mercato? Finora, silenzio assordante. Occorre quindi correggere i nostri due masochistici errori, togliendo in Europa l’aggancio al Ttf e in Italia l’aggancio della bolletta elettrica al prezzo del gas. Certo non torneremmo per incanto al gennaio del 2021. Avremmo però delle prospettive molto meno tragiche e, soprattutto, faremmo più corretto riferimento al mercato “reale” del gas e alla quota “reale” di gas usato per produrre energia elettrica.  

Nessun commento:

Posta un commento