I paesi dell’Opec+, l’organizzazione dei produttori di petrolio allargata ad altri membri non fondatori, Russia compresa, decidono di tagliare la produzione di greggio di 100mila barili al giorno, a partire dal mese di ottobre. Un piccolo aggiustamento (circa lo 0,1% della domanda globale), un messaggio simbolico ai mercati in cerca di alternative al gas che riporta l’output ai livelli di agosto; l’obiettivo di fondo è sostenere i prezzi, scivolati nelle ultime settimane sulle paure di una frenata autunnale dell’economia. I prezzi avevano subito una frenata anche a causa delle voci legate a un potenziale ritorno sul mercato di più petrolio iraniano: Teheran sarebbe pronta a pompare un milione di barili al giorno in più, l’1% della domanda globale, a fronte di un allentamento delle sanzioni nei suoi confronti nell’ambito delle limitazioni al programma nucleare in discussione con i paesi occidentali. Le quotazioni del greggio hanno reagito immediatamente alla notizia del taglio di Opec+, con il Wti e il Brent - negli ultimi tempi in forte calo rispetto ai massimi di giugno - che ieri hanno recuperato circa il quattro per cento: il secondo indice si è riportato in direzione 100 dollari, il primo ha superato quota 90. La decisione essenzialmente intende mantenere lo status quo dopo le fluttuazioni osservate nelle ultime settimane e vuole mostrare che l’associazione dei produttori è in grado di intervenire, se necessario, per garantire stabilità sul mercato: i produttori hanno convenuto, nella stessa riunione di ieri, di potersi incontrare in qualunque momento, prima del prossimo meeting del 5 ottobre, per decidere eventualmente nuovi aggiustamenti dei prezzi. Questa decisione inverte il precedente incremento (delle stesse dimensioni) deciso per settembre in risposta alle richieste di aiuto del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in cerca di sostegno per tenere sotto controllo i prezzi dei carburanti. La mossa dell’Opec+ arriva un mese dopo le dichiarazioni saudite relative alla possibilità di tagliare la produzione per sostenere quello che è ritenuto un declino eccessivo dei prezzi: secondo Reuters sarebbe stato proprio il principe Abdulaziz bin Salman al-Saud, chairman dell’organizzazione e primo ministro dell’Energia saudita, ad avere indirizzato nell’ultima riunione i soci su questa linea politica: intervenire quando necessario per stabilizzare il mercato. Il taglio - confermano gli analisti - suggerisce che da parte dei produttori c’è il desiderio di difendere i prezzi del petrolio, restando sopra il livello dei 90 euro al barile. Ma ora il rischio per i principali paesi consumatori di petrolio è dovere affrontare una crisi energetica invernale con il prezzo sopra i 95 dollari a barile. E a questo proposito, sempre nella giornata di ieri, è stato annunciato un accordo tra Francia e Germania, in base al quale Parigi fornirà gas a Berlino in cambio di elettricità. «La Germania ha bisogno del nostro gas e noi abbiamo bisogno dell’elettricità prodotta nel resto dell’Europa e in particolare in Germania» ha detto Macron, durante una videoconferenza con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, parlando esplicitamente di «solidarietà franco tedesca». Sempre in Germania ieri è stato annunciato che due delle ultime tre centrali nucleari attive nel Paese verranno lasciate in stand by fino ad aprile 2023, invece di essere chiuse entro la fine dell’anno.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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