STUPIDA RAZZA

mercoledì 7 settembre 2022

Petrolio, così le navi russe aggirano le sanzioni

 

Dopo l’invasione dell’Ucraina e i pacchetti di sanzioni sulle materie prime imposte alla Russia dall’Occidente, sono state messe in pratica, in particolare per il commercio del petrolio, una serie di tecniche elusive che consentono alle società petrolifere russe sanzionate di portare ugualmente i loro prodotti nel mondo. Spesso con l’aiuto di armatori di Paesi dell’Unione europea, come Grecia, Malta e Cipro, che permetterebbero trasbordi non consentiti, ship to ship, di petrolio russo sulle loro tanker, oppure tramite navi di cui non si riesce a risalire all’armatore, che fanno parte di una flotta ombra, la quale ha già avuto un ruolo chiave, a suo tempo, nell’eludere l’embargo posto sui commerci petroliferi di Iran e Venezuela. Lloyd’s List ha stimato che, dall’inizio del conflitto fino ai primi di giugno, «4,5 milioni di barili di greggio al giorno, per un valore di circa 509 milioni di dollari americani» abbiano lasciato la Russia. Finora, peraltro, sono state poste sotto sanzione alcune società russe del settore, come la Rosneft (ma non altre sue controllate) mentre ad alcune compagnie, come la Litasco, è consentito continuare ad effettuare commerci. La situazione è in procinto di cambiare nuovamente a breve, perché a dicembre scatteranno restrizioni Ue anche sul trasporto via mare del greggio (crude oil) e a febbraio le misure saranno allargate al prodotto raffinato. Le attuali attività di elusione, peraltro, anziché scemare potrebbero aumentare. «Andrà a finire - prevede l’armatore Paolo d'Amico, alla guida dell’omonima compagnia di navigazione - come è finita con Iran e Venezuela, che hanno continuato a mandare crude oil alla Cina. Esiste una flotta di navi ombra, noi le chiamiamo dark, perché non sappiamo di chi sono e chi le opera, che faranno lo stesso servizio che hanno fatto per gli iraniani. Ma questo succederà l’anno prossimo, quando entreranno in vigore le sanzioni sul trasporto». Intanto, molte unità russe stanno adottando bandiere di comodo per essere sempre più irrintracciabili. «Si stanno preparando - ironizza d’Amico - cominciano a cambiar bandiera una volta al mese. E possono farlo finché trovano un registro navale che le accoglie. Anche se, poi, rischiano di ritrovarsi con bandiere diciamo molto “esotiche”». Già la scorsa primavera, il Polish Economic Institute, aveva denunciato un tentativo delle tanker russe di aggirare le restrizioni di mercato rivolgendosi, appunto, a paradisi fiscali. Un report dell’istituto registrava la scomparsa dai radar, in aprile, di ben 431 petroliere russe su 710 registrate in partenza dai porti. Potrebbe trattarsi di «una disconnessione deliberata dei sistemi di localizzazione» per favorire il passaggio a bandiere di comodo. In tema di elusione delle misure restrittive già in atto, avrebbe preso piede, peraltro, l’utilizzo dei trasbordi di petrolio ship to ship. La tecnica veniva già usata dai russi in maniera assolutamente legale. «Gli scambi in mare avvengono – sottolinea d’Amico - perché le superpetroliere non possono andare nei porti russi per problemi di pescaggio e restrizioni fisiche. Allora la nave più grande viene caricata da  una più piccola, per poi navigare verso la Cina o l’India; perché il greggio, in buona parte, va lì». Questa tecnica, però, può essere sfruttata anche per aggirare le sanzioni. «Si può prendere un carico da un soggetto sanzionato in Russia – spiegano in ambienti del brokeraggio assicurativo – e poi trasferirlo su un’altra nave facendo apparire, come polizza di carico di origine, non la prima, della Russia, ma la seconda. Insomma, se qualcuno acquista un carico da un soggetto sanzionato, questo può portarlo via nave sino a una rada, ad esempio a Malta. Dopodiché si paga un trasferimento ship to ship su un’altra nave maltese e a Malta viene emessa una nuova polizza di carico. Se poi la merce va, poniamo, fino a Singapore, il viaggio che risulta è solo Malta-Singapore, perché la polizza è su Malta. Sono delle operazioni che sicuramente vengono attuate, ma sono proprio quelle che gli assicuratori cercano di censurare». Lo stratagemma del trasbordo può essere usato anche per mischiare il greggio russo ad altro petrolio, confondendone così l’origine Sulla questione dell’embargo e delle sanzioni, in ogni caso, si innesta anche quella relativa alle assicurazioni marittime. «Attualmente - chiarisce un broker assicurativo - si possono trasportare sia greggio che raffinati dalla Russia, però è necessario accertarsi che il prodotto in origine sia di un soggetto non sanzionato». Le polizze marittime, infatti, includono una sanction clause in virtù della quale, se si attuano attività elusive delle sanzioni, la copertura assicurativa decade. «Spesso gli assicuratori – aggiunge il broker - vanno a vedere se questa attività elusiva è stata fatta anche in viaggi precedenti a quello in cui si è verificato un sinistro. Perché non c’è ancora giurisprudenza in materia e quindi non è chiaro se, in quel caso, il sinistro sarebbe risarcibile. Alcuni addirittura impongono una clausola territoriale per cui, per andare in determinati Paesi è necessario chiederlo preventivamente agli assicuratori; i quali fanno una due diligence per dire all’armatore se può andare o meno. E per due diligence si intende la verifica di tutta la documentazione della catena del contratto: fornitore, trader, ricevitore e così via. Altri, invece, si limitano alla sanction clause e, se c’è un sinistro, vanno a vedere se in quello specifico viaggio o, a volte, anche in viaggi precedenti, è stata effettuata un’attività in deroga alle sanzioni, che ha fatto decadere la copertura assicurativa. Attualmente, da parte degli assicuratori, c’è, in questo campo, un monitoraggio spasmodico».

Nessun commento:

Posta un commento