«La nuova religione “green” ultimo atto del neomarxismo»
«Occhio: la nuova
religione “g re e n” è
l’ultimo atto del
nuovo marxismo
contemporaneo. Lo
Stato ha invaso le
nostre vite, da ogni punto di
vista. Dobbiamo ricominciare
dalle imprese». Nicola Porro,
giornalista e conduttore di
Quarta Repubblica su Retequattro, è pronto a lanciare la sua
«Ripartenza 2022», la due giorni di eventi che porta la sua
firma, quest’anno alla seconda
edizione. Un momento di confronto aperto a tutti, il 16 e 17
luglio al teatro Petruzzelli di
Bari, con una grande platea di
imprenditori e manager di spicco, tra i quali Remo Ruffini
(Moncler), Mario Rossetti (Open
Fiber), Stefano Sala (Publitalia),
nonché i vertici di Enel, Ferrovie e tanti altri.
Inflazione, caro energia, salari. Mai come stavolta servirebbe una «ripartenza» rapida.
Da dove si parte?
«Certamente non basta un
decreto, e nemmeno certe belle
parole d’ordine come “re s i l ie nz a” e “s o s te n i bi l i tà”. Siamo abituati a confrontarci con la politica, i
governi e le istituzioni, ma resto
convinto che per
uscire seriamente
dalla crisi bisogna
far parlare chi lotta sul campo. I veri
protagonisti sono
gli imprenditori
che creano lavoro e
si misurano ogni
giorno con le sfide
del mercato».
Pensi che ultimamente non trovino il giusto spazio, tra guerre
energetiche e inflazione alle
s tel l e?
«Il rischio è quello di assuefarsi alla presenza ingombrante
dello Stato nelle nostre vite. In
un mondo in cui cresce l’i nvadenza della mano pubblica,
ognuno di noi ha una cartella
esattoriale nel cassetto, un permesso da chiedere, una burocrazia da affrontare. Con mille
miliardi di spesa pubblica, in
Italia il più grosso intermediario dei nostri quattrini è il burocrate, e forse anche per questo
le imprese sono spaventate:
hanno bisogno dello Stato, ma
ne sono anche vittima».
Entro fine anno chiuderanno
10 0.000 imprese, più di
8 0 0. 000 persone a spasso. E noi
siamo qui a riflettere sui rapporti personali tra Mario D raghi e Giuseppe Conte. Che effetto ti fa?
«Se il centro dell’economia
diventa lo Stato, la politica e il governo, è normale che i media
se ne occupino. Lo so che è
degradante, avviene la stessa
cosa nelle economie comuniste
pianificate. Ma questo è il marxismo quattro-punto-zero: lo
Stato si prende non solo i mezzi
di produzione, ma anche regole,
burocrazia, persino la nostra
attenzione e il nostro tempo».
Anche le baruffe di palazzo
diventano cruciali, insomma.
«Purtroppo sì. Rendiamoci
conto che dalla lite tra Conte e
Draghi dipende la morte o la
sopravvivenza di 30.000 aziende. Quelle che hanno creduto
nel superbonus e oggi stanno
fallendo».
Aziende che non hanno colpe, tra l’altro. E che oggi rischiano di essere spazzate via.
«Esatto. Falliscono perché
hanno truffato qualcuno? No.
Falliscono perché i clienti non
le pagano? No. Falliscono perché sono crollati i capannoni?
No. In Italia le aziende falliscono perché lo Stato fa una promessa sui crediti fiscali e non la
mantiene. E questo è inaccettabile, a prescindere dal giudizio
che abbiamo sul superbonus.
Insomma, tutto ciò non c’e ntra
nulla con il mercato: è un suk
statalista con attori di quarta
fila che non hanno la più pallida
idea di che cosa sia un’i m p resa».
Questo ragionamento vale
anche per la decisione europea
di mettere al bando le auto diesel, benzina e gas nel 2035? Si
preannuncia un terremoto per
il comparto auto italiano. Sull’auto elettrica prenderemo la
s c o s s a?
«Quella decisione è un crimine economico e sociale. Di più:
una bestemmia contro le nostre
libertà. Devo forse segnalare
che il primo produttore di auto
elettriche al mondo è un’a z ie nda cinese?».
Ci lasciamo invadere, insomma, non con i carri armati ma
con le auto elettriche?
«Se l’Europa pensa che le proprie scelte industriali dei prossimi 20 anni debbano dipendere dal signor Frans Timmermans (vicepresidente della C o mmissione europea, ndr), allora
non siamo destinati a un lento
declino, ma a una rapida estinz io n e » .
È grazie all’ecologismo fondamentalista che oggi l’Ita l i a
non è indipendente sul piano
energetico, ed è costretta a correre ai ripari in fretta e furia
per sopperire al gas russo?
«La Bestia statale crea i problemi e poi impone soluzioni
sbagliate per risolverli. Anche
oggi stiamo costruendo la crisi
che dovranno affrontare i governi di domani: buttiamo nel
cassonetto miliardi di euro con
bonus totalmente inutili, pur
sapendo che Bruxelles ci presenterà il conto, chiedendo indietro fino all’ultimo centesimo».
L’ex presidente dell’Inps Tito Boeri dice che il reddito di
cittadinanza non si tocca, e
serve subito il salario minim o.
«È il solito conformismo
della nostra classe dirigente,
che non dirige nulla ma va a
ruota di tutti. Per loro la massima espressione di partecipazione sociale consiste nel piantare
la bandiera della pace sui municipi, salvo poi non avere un
briciolo di dubbio sulle armi
all’Ucraina. Intellettuali che si
riempiono la bocca di diritti e
femminismo, e poi esultano
quando Draghi trasforma il
“d i ttato re” Erdogan in “c arissimo amico”».
Boris Johnson ha
fatto il percorso
inverso, passando dalla
qualifica di
«eroe» a
«clown» nel
giro di qualche settimana.
«Appunto. È
possibile essere così volubili
nelle proprie prese di posizione?
La verità è che
siamo di fronte a
una classe dirigente e intellettuale di “fol lowe rs”,
abituata a mettere e
togliere “l i ke” a velocità fulminea, come
fosse in un social network. Il problema è che
lo fanno sulla nostra pelle».
A proposito di giudizi
sommari: Antonio Padellaro, sul Fatto Quotidiano, inserisce te e Mario Giordano nel
girone dantesco dei «negazionisti del clima». Lusingato?
«Padellaro è il volto buono del
pensiero più orribile, manettaro, conformista e fondamentalista del giornalismo italiano. Se
divento come lui, abbattetemi».Ma intorno all’ambiente sembra poter nascere un nuovo polo politico, con alcuni sindaci in
prima fila, molto attivi sul piano nazionale.
«Io sono ambientalista convinto. Ma quello che abbiamo di
fronte è una degenerazione “c l im at i s ta”, cioè l’utilizzo dei temi
“g re e n” per fini elettorali».
In altre parole?
«Per nascondere la loro mancanza di progetto, i politici si
affidano ai grandi ideali: e quindi sono tutti “a mbie ntal is ti”,
“ac c og l ie nt i” e “progressi sti”.
Mai nessuno che spieghi come
calare le dichiarazioni di principio nella realtà. E che ammetta che dietro queste belle parole
c’è sempre un prezzo da pagare » .
Torna a suonare l’allarme
contagi. Speranza annuncia
una «campagna larga» sulla
quarta dose. Ti aspetti nuove
restrizioni in autunno?
«Quando permetti al governo
di controllare il libero arbitrio dei
cittadini, è probabile che poi quel
governo troverà una scusa per
tornare a metterci le mani sopra.
È come regalare un cellulare a un
ragazzino di 13 anni, e poi pensare di toglierglielo subito dopo. È
molto, molto difficile».
Ci credi al cosiddetto «grande centro»?
« N ie nt’altro che una sommatoria di tanti Mastella, senza le
abilità di Mastella. Piccole operazioni personali per avere potere interdittivo nei confronti
delle grandi coalizioni. Quando
Silvio Berlusconi dice “il centro
è Forza Italia”, spazza via ogni
velleità altrui. Ha piazzato la
zampata anche stavolta, dimostrando di essere uno dei pochi
politici che non si lascia guidare
dai social network».
Matteo Salvini dovrebbe varare un «Papeete bis», uscendo
dal governo? Che senso ha restare nella maggioranza facendo da spettatore?
«Lo criticarono quando uscì
dal governo Conte, lo criticano
oggi che resta al governo con
Draghi. Temo che una certa
parte d’Italia non sopporti l’e s istenza stessa di Salvini. Intendo
proprio la sua esistenza fisica.
Potrebbe anche rinchiudersi in
un monastero: gli romperebbero comunque le scatole».
Se nessuno vince le elezioni,
si ricomincia da capo con l’u n ità nazionale?
«Sarebbe per me un incubo, e
per questo sogno un centrodestra che si siede intorno un
tavolo e presenta un progetto
unico, con una lista di ministri e un candidato premier.
Lo scopo non può essere
soltanto quello di evitare la
vittoria gli avversari. Dovrebbero spiegare chiaramente agli italiani “c o m e” v i ncere e “c o m e” gove r n a re » .
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